Gli altari della reposizione, tipici del giovedì santo, è giusto o no chiamarli secondo il termine antico di SEPOLCRI?
Il termine "sepolcro" legati alla liturgia del giovedì sacro fa riferimento alla liturgia celebrata nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
La mattina del Giovedì Santo al termine della “missa in Coena Domini”, attorno all'edicola della Resurrezione avviene la processione con l'Eucarestia e al termine l'Eucarestia stessa è riposta nel tabernacolo preparato sulla lastra della Risurrezione, all'interno dell'edicola del Sepolcro. Lì, poi, per tutta la giornata e la notte, i frati della Custodia garantiscono l'adorazione eucaristica. È interessante che la cosiddetta “reposizione del Santissimo” avvenga proprio lì. Forse molti ricorderanno che quelli che il Giovedì Santo vengono giustamente chiamati gli “altari della reposizione” anticamente venivano chiamati i “Sepolcri”. Non si trattava però di un riferimento alla morte, ma piuttosto a questa usanza di Gerusalemme del Santissimo posto nel Santo Sepolcro. Si tratta di un uso che, in qualche modo, afferma ritualmente il contenuto della Fede: è come dire che l'Eucaristia è la presenza reale, qui, del Signore risorto. Risorto proprio qui, nel Sepolcro, perché è l'Eucaristia che ci comunica efficacemente la grazia pasquale.
Don Stefano Micheli